La violenza

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Abbiamo fin qui trattato diversi argomenti fra i quali la violenza, analizzando ciò che riguarda gli abusi nell'infanzia, la violenza negli stadi, il bullismo, la violenza domestica e lo stalking.

Con questo articolo vorrei trattare la violenza più a carattere generale anche perché noi che quotidianamente viviamo in aree così vaste, leggiamo i giornali e guardiamo la TV, abbiamo la sensazione di essere circondati da un mondo estremamente violento, ci sentiamo insicuri e minacciati.

Sentiamo che la vita è quella che viviamo adesso; le promesse di una giustizia divina dopo la morte ci sembrano aleatorie.

Tendiamo perciò a rimuovere con una aggressività che a volte sconfina nel crimine ogni ostacolo che si frappone alla realizzazione dei nostri desideri.

Queste sono, secondo me, le radici più evidenti della violenza quotidiana.

Inoltre, a mio avviso, la violenza prospera su un terreno di eccessiva tolleranza maturato in alcuni ambienti religiosi ed intellettuali.

Il criminale gode di eccessive giustificazioni, si cerca sempre un alibi alle azioni più riprovevoli: i traumi infantili, l'esclusione sociale, la famiglia, la scuola, la società.

Non che questi alibi siano del tutto falsi, ma ciascuno di noi deve rispondere delle proprie azioni. Altrimenti non si spiega come, in una stessa circostanza, c'è chi delinque e chi no.

Il concetto di "repressione" deve tornare a far parte del vocabolario della nostra società.

Chi è preposto all'ordine pubblico non può tollerare i comportamenti violenti.

Si è visto come la politica della "tolleranza zero" abbia dato ottimi risultati negli Stati Uniti.

Certamente la repressione non basta. Occorre intervenire soprattutto nella fase educativa affinchè i comportamenti violenti e prevaricatori vengano scoraggiati.

Ma bisogna anche essere consapevoli che la violenza potrà essere arginata ma non eliminata del tutto e che la vita di ciascuno di noi continuerà ad essere una faccenda rischiosa.

- Riferimenti bibliografici:

Arendt H., La banalità del male, Ed.Feltrinelli, 2001