E' l'estate del 1970 a Roma.
L'elegante quartiere dei Parioli è praticamente deserto.
Nessuno ode quei tre colpi di fucile da caccia provenienti da un lussuoso attico di Via Puccini.
Li sente solo la servitù che però, per ordine del marchese Camillo Casati Stampa, non osa entrare nella stanza, per cui non resta loro che chiamare la polizia.
Lo spettacolo che si presenta agli agenti è sconvolgente.
Anna Fallarino, 41 anni, moglie del marchese, è riversa senza vita su di una poltrona.
Dietro un tavolino rovesciato c'è il corpo di un ragazzo: è Massimo Minorenti, di 25 anni, amante della donna.
Il marchese Casati, 43 anni, è a terra.
Un colpo di fucile gli ha staccato una parte del viso.
Per gli investigatori il caso si chiude prima ancora di essere aperto.
Si tratta di omicidio-suicidio.
Il marchese, in preda ad un raptus di follia dettato dalla gelosia, uccide la moglie, poi il giovane ed infine si toglie la vita. Nessun mistero!
Eppure la strage di Via Puccini diventa un giallo, uno dei più morbosi.
Il risvolto morboso sta nella personalità delle tre vittime: lui, nobile e ricchissimo; lei, molto povera, che era riuscita a farsi conoscere dalla Roma bene grazie alla sua straordinaria bellezza; il giovane, studente, bello e senza una lira.
Ma soprattutto nei retroscena scritti su un diario tenuto dal marchese, dove si racconta del suo voyeurismo e delle sensazioni che provava a spiare la moglie mentre aveva rapporti con altri uomini, occasionali, che lui pagava.
Dopo anni di giochi erotici Anna aveva scoperto l'amore per un ragazzo molto più giovane di lei.
Il marito, che aveva sempre accettato che altri uomini la possedessero, impazzì.
Uccise e si uccise perché sua moglie si era innamorata.
Si eccitava al pensiero che quel corpo appartenesse anche ad altri, ma non ha sopportato che qualcuno possedesse il suo cuore.