Le Brigate Rosse

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Brigate Rosse è il nome di una organizzazione terroristica di estrema sinistra fondata nel 1970 da Alberto Franceschini, Renato Curcio e Margherita Cagol.

Di matrice marxista-leninista, considerata come esempio di avanguardia rivoluzionaria ne fu il maggiore gruppo del secondo dopoguerra in Italia e nell’Europa Occidentale.

L’organizzazione fu smantellata grazie alla promulgazione di una legge dello Stato che concedeva cospiqui sconti di pena ai membri che avessero rivelato l’identità di altri terroristi.

Non esiste una data precisa di fondazione delle Brigate Rosse. Trattandosi di una organizzazione clandestina bisogna fare riferimento a quanto riportato anni dopo da coloro che vi fecero parte. In base ai racconti di Curcio e Franceschini, la decisione di intraprendere la “lotta armata” fu presa in un convegno tenutosi nell’agosto del 1970 in una località in provincia di Reggio Emilia. I primi nuclei brigatisti si formarono all’interno delle fabbriche milanesi della Pirelli e della Siemens.

Le prime azioni rivendicate dalla sigla “Brigate Rosse” risalgono appunto al 1970 e continuarono fino al 1982, anno in cui le BR (questa la loro abbreviazione) si scissero in diversi gruppi. Nel 1987 Renato Curcio e Mario Moretti, da alcuni anni in carcere, firmarono un documento in cui dichiaravano “conclusa” l’esperienza delle BR. Nonostante ciò, la denominazione “Brigate Rosse” ricomparve nel 1999 per rivendicare l’omicidio di Massimo D’Antona e poi di Marco Biagi.

Dal 1974 al 1988 le Brigate Rosse hanno rivendicato 86 omicidi. La maggior parte delle vittime erano Agenti di Polizia e Carabinieri, magistrati e uomini politici. A questi vanno aggiunti i ferimenti, i sequestri di persona e le rapine compiute per finanziare l’organizzazione.

Secondo fondatori e dirigenti, le Brigate Rosse dovevano indicare il cammino per il raggiungimento del potere, l’instaurazione della dittatura del proletariato e la costruzione del comunismo anche in Italia. Tale obiettivo doveva realizzarsi attraverso azioni politico-militari e documenti di analisi politica detti “risoluzioni strategiche”, che indicavano gli obiettivi primari e le modalità per raggiungerli.

L’organizzazione terroristica comprendeva tre distinte anime. Esisteva un’ala marxista a cui apparteneva Franceschini, un’ala sindacalista militante il cui rappresentante di spicco fu Moretti e un’ala catto-comunista che aveva gli esponenti più noti in Curcio e nella Cagol.

PERIODO 1970-1974: tra il 1970 e il 1974 le BR agirono prevalentemente con piccoli gruppi che operavano all’interno delle fabbriche in modo spesso clandestino. Oltre a diffondere le proprie idee, prendono di mira quadri e dirigenti aziendali incendiandone le auto o realizzando brevi sequestri.

PERIODO 1974-1980: il 17 giugno del 1974, a Padova, le BR commisero il primo duplice omicidio. Nel corso di una incursione nella sede dell’MSI furono uccisi Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola. Il nucleo veneto gestì l’evento, rivendicandolo all’interno della pratica dell’antifascismo militante.

Particolare rilevanza riveste questa fase il cui culmine è l’eccidio di Via Fani con il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione di tutti i membri della sua scorta. Moro resterà prigioniero per 55 giorni e verrà assassinato il 16 marzo 1978.

L’uccisione di Moro segna il momento più critico dei rapporti del gruppo terrorista con la sinistra extraparlamentare a cominciare con Lotta Continua che professava l’equidistanza dal terrorismo e dallo Stato. Inoltre, alla DC la morte di Moro frutterà il distacco elettorale dal PCI.

Si aprirono così le prime crepe nell’edificio monolitico delle BR. Alcuni terroristi, contrari all’uccisione di Moro e alla campagna di sangue in corso, abbandonarono il movimento la cui unità venne meno tra il 1979 e il 1980: va in frantumi il fronte unitario e la capacità di agire a livello nazionale.

Ma, mentre le BR iniziavano a vivere travagli interni con fuoriuscita di militanti e perdita di appoggi, continuava inesorabile la loro campagna di uccisioni.

Viene colpito mortalmente il consigliere provinciale Italo Schettini; viene ucciso il colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco; viene assassinato Vittorio Bachelet, professore ordinario di Diritto Pubblico alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma; a Mestre viene assassinato Alfredo Albanese, dirigente della Digos di Venezia; a Napoli viene ucciso il consigliere regionale democristiano Pino Amato; a Milano viene ucciso il giornalista Walter Tobagi.

Come sopra descritto il movimento delle BR fu decimato negli anni ottanta, dopo la cattura di Senzani, Savasta, della Balzerani e di Antonino Fosso.

Lo smantellamento dell’apparato terroristico si conclude nel 1989 quando vengono letteralmente distrutte le ultime due cellule operanti a Napoli e a Parigi.

Nel 1989 i processi per il rapimento di Cirillo e per l’omicidio di Ruffilli condannavano all’ergastolo l’ultimo drappello di terroristi catturati.

In Italia si discute ancora intorno alla sopravvivenza di questa organizzazione o ad una sua possibile ricostituzione, dal momento che negli ultimi anni sono stati compiuti atti terroristici da parte di persone che si sono richiamate alle BR e ne hanno assunto il nome e le insegne.